Storici della Chiesa concordano nel fatto che, presumibilmente, la lettura della vita straordinaria di San Francesco sia stata, in prima battuta, ricalacata sulla vicenda di Martino di Tours, di cui oggi si fa memoria.
Elemento di congiunzione tra le due vite meravigliose, sante, è la vicenda del mantello donato al povero. Entrambi, da uomini grandi e in ricerca del bene più genuino e legato a verità, incrociando nel loro cammino chi è privato del necessario vestimento, donano il proprio mantello, talvolta dividendolo, talvolta per intero.
L’undici di novembre e i giorni contigui son detti ‘estate di San Martino’: perché?
In questo periodo dell’anno, negli ultimi mesi che si accingono all’inverno, tutti abbiamo bisogno di calore, di una coperta (pensate al mantello…), di qualcuno che ci dica, che anche un clima altalenante e meno afoso possa far maturare i frutti della terra.
Ecco la meraviglia e lo stupore di una rinascita. Le giornate si accorciano, ma le dolcezze dell’estate non ci abbandonano, richiamandoci alla vita. Siamo stati creati per queste dolcezze; siamo chiamati ad apprezzare le caldarroste, l’olio nuovo, il crepuscolo rossastro dell’autunno. Non siamo soli, neanche quando, seppur nel clima e nel meteo a noi avverso, ci sentiamo abbandonati.
Martino dona un mantello a chi ha freddo, quando v’è freddo. San Martino suscita l’estate della condivisione nei tempi duri dell’anima e degli anni.
La poesia che accompagna in tutta Italia questi giorni non vuol far altro che implicitamente dire ciò.
Buona festa di San Martino!
A presto,
Luca Sc.