A volte sembra che si sia obbligati a restare nascosti, quasi in cantina, in uno sgabuzzino abbandonato e oscuro.
Quei momenti sembrano infiniti, ma in realtà, cari lettori, durano pochissimo e dovrebbero durare di più: vi spiego il perché.
Quelli sono periodi, anni, ere vitali, importanti per formarsi, caricarsi, imparare a vivere e a lottare… Sono momenti imprescindibili alla generazione di una scelta consapevole e duratura.
Non tutto, quasi nulla, giunge infatti subito: spesso si aspetta e, innervositi umanamente dall’attesa, ci si tempra.
Temprarsi però costa sforzo e fatica, lavoro diuturno sulla propria indole e sulle proprie aspirazioni.
Quei momenti sono benedizione dal cielo, sono strumenti di discernimento indispensabili: senza la loro presenza ogni traguardo figura effimero, il più delle volte.
Queste non sono parole astratte e vi dimostrerò il perché…
Quanti di voi, genitori alla lettura, avete fatto fare sport ai vostri figli? Anche con fatica economica, grosso modo, ci avete provato tutti.
Lo sport è esempio di pedagogia divina sulla nostra vita, su quelle attese che temprano la scelta e il discernimento.
Se vai a giocare a pallavolo, prima di effettuare schiacciate alla Mila e Shiro, devi obbligatoriamente allenarti e, guarda un po’, aspettare, seppur con fregole e contro voglia.
La vita di fede è così. La vita di ognuno, credente o meno, è così. È l’ordine provvidenziale delle cose.
Potete leggere in merito molte pagine della Sacra Scrittura, ad esempio circa la vita di Abramo, Giacobbe, Mosè e Samuele.
Buon lunedì, cari lettori.
Luca Sc.