La Parola del Vangelo della 23ma Domenica del Tempo Ordinario, anno C, è dura al primo ascolto: soprattutto nei primi versetti.
In essi Gesù coniuga il verbo ‘odiare’, con un significato che, ovviamente, è da esplicarsi, seppur brevemente.
Il linguaggio semitico, l’Aramaico e l’Ebraico possono aggettivarsi tali, sono scarni nel vocabolario… Per spiegare in breve, ad ogni parola corrisponde una ampia o discreta gamma di significati.
Odiare, in questo contesto e facendo caso al retroterra semitico, non significa dunque voler il male o accapigliarsi per qualsivoglia cosa: significa non prediligere in comparazione a qualcosa di preminente e migliore.
‘Odiare’, dunque, inteso come ‘non predilezione di ciò che è secondario’.
Potreste obiettare: ‘la famiglia non va forse prediletta? È per caso secondaria?’. Sì, qualora in riferimento alla preminenza delle richieste di autenticità evangelica.
Prima viene la chiamata del Cristo e l’accettazione di ciò che non possiamo cambiare e ci fa crescere nell’amore, nella carità verso gli altri e verso se (la croce).
Come potete aver acutamente colto, nella affermazione appena sopra è implicitamente risolto il quesito sulla medesima predilezione richiesta da Gesù. Se si ama Lui per primo, gli altri e le altre cose prendono il loro giusto posto e vengono, sembrerebbe paradossale ma è così, amati meglio e di più da noi.
Ecco un piccolo e breve spunto sul angelo di oggi!
Buona Domenica!
Luca Sc.