Che Ravasi sia un fan del Festival non è mistero, dal momento che i suoi tweet, ogniqualvolta via sia la kermesse canora, non si esimono dall’essere sul pezzo.
Audience, bisbocce e paranoie su pensieri altrui a parte, le canzoni e la gara attraggono sempre molto pubblico e, diciamola tutta, sono ‘segni dei tempi’.
Parlano e descrivono la realtà, il sentire comune, le esigenze di chi vive la vita quotidiana.
Le canzoni, del festival o meno, sono descrittive a mo’ di campanellini d’allarme, foriere di senso e modificatrici dello stesso.
Chi vuole evangelizzare deve ascoltare…anche le canzoni. Soprattutto le canzoni.
Lo ha compreso bene, da buon evangelizzatore, il già citato Card. Ravasi, il quale non si è lasciato sfuggire i testi dei brani in gara risuonanti in quel del ponente ligure.
‘Abbi cura di me’ di Cristicchi, super commentata in ogni social e in ogni dove, parla all’animo di una umanità fragile: un racconto delle esigenze più che interiori di ciascuno di noi; un esempio per chi ha paura di esprimere i propri sentimenti.
I segni dei tempi sono anche questo: comprendere dove va il cuore dell’umanità. Paure ataviche, che, artisticamente, prendono forma e ci interpellano. Dilemmi umani che chiamano, implicitamente, in causa il Vangelo.
Altra canzone citata dal prelato è quella di Daniele Silvestri: ‘Argento vivo’ denuncia lo scadimento educativo. Brano serio ma non serioso. Problemi vivi e da non sottovalutare, dalla Chiesa, nell’immediato futuro.
Oggi comprendiamo meglio la realtà, anche grazie a queste opere. L’arte descrive e sublima ciò che ci circonda, portandolo al senso più vero: un segno dei tempi.
Viva i tweet di Ravasi, viva la lettura evangelica della realtà, che ha nome ‘inculturazione’… Per questa parolina consiglio una ricerca accurata, please.
A presto,
Luca Sc.