-11 a Natale…
Proposta oscena per i nostri lettori: non preoccupatevi, nulla che dobbiate confessare come violazione del VI Comandamento!
Dopo aver (spero brillantemente) superato a luglio-agosto la prova costume, ora cimentatevi per superare la prova cenone-pranzone-veglione.
Non sarebbe bello per un anno perdere qualche chilogrammo prima delle scorpacciate, o meglio, nonostante le scorpacciate?
In altre parole, non sarebbe opportuno tornare a una festa sobria?
Preciso sobria, non povera; sobria, non austera.
Natale è festa, è condivisione, è anche abbondanza, ma non può diventare alienazione o stordimento, quasi una fuga dalla vita.
Siamo abituati a bistrattare l’Avvento, considerandolo un tempo minore, una breve introduzione alla magia del Natale, eppure per la Chiesa è un tempo di forte preparazione, di speranza, di trepidazione, non di ubriachezza di lampadine…
Vegliare è un verbo che la liturgia ha proposto e ribadito in molti modi, ma sappiamo tutti che le abbuffate fanno venire l’abbiocco, non certo aiutano stare svegli.
Forse limitarsi nel cibo non solo aiuterà a stare in pace con la propria linea, ma anche a vivere con maggior consapevolezza l’attesa di un Dio che ha scelto di essere ultimo tra gli ultimi.
Ora, l’esagerazione e lo spreco del ricco epulone non sono mai virtù cristiane, specialmente se, come contrappeso, vedono la miseria di tanti Lazzaro.
Sfruttiamo questi giorni che ci separano dalla solennità per condividere: piuttosto che aggiungere un piatto a tavola, aggiungiamo un posto, riscopriamo l’ospitalità.
Forse arriveremo a Natale un po’ più leggeri (e non solo di corporatura), ma di sicuro saremo più ricchi di fratelli.
Andrea Micciché