Roma, 29 ottobre 2018
Ho appena concluso una prima lettura attenta del Documento Finale del Sinodo dei Vescovi su “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”.
Vari sono i temi che saltano agli occhi e rincuorano: il richiamo alla libertà, alla responsabilità, connessa alla prima; lo sguardo sulle vecchie e nuove povertà, emarginazioni, la preoccupazione connessa a nuove forme di comunicazione digitale.
In questo documento si prospetta un lavoro sinergico e di ampio respiro. Da molte pieghe si può notare il richiamo alla visione globale, ovvero mondiale e internazionale, della questione giovanile.
Innanzitutto, non si tratta di ‘questione’, dal momento che il Sinodo, a più riprese, sottolinea che la Chiesa non parla dei giovani, ma vive con i giovani, evangelizza con i giovani, scruta i segni dei tempi anche grazie ai giovani.
La comunità ha un ruolo cardine, principale, nella formazione di cristiani in cammino verso la maturazione adulta. Il mondo, spesso coacervo di lotte e barricate, anche generazionali, deve trasfigurarsi in bene in ogni comunità ecclesiale.
Le parrocchie e i movimenti hanno a far vivere quella genuinità evergreen del Vangelo che, sempre in modo giovanile, può essere trasmessa dagli anziani ai giovani… con freschezza.
L’importante è trovare e avere una comunità viva, capace di relazionarsi con il mondo continuamente in cambiamento, senza paure e preoccupazioni di sorta.
Sotto traccia vi è la ‘la Chiesa in uscita’ profilata da Papa Francesco in ‘Evangelii Gaudium’ già cinque anni or sono.
Coloro che fanno parte della Chiesa, ovvero tutti i Battezzati, sono attori principali di una evangelizzazione che deve portare la gioia di Cristo e non il formalismo vuoto. In questo senso si può dire che la santità dei figli di Dio (i cristiani) è ‘gioventù senza fine’.
Il Documento Finale richiama anche all’inclusione dei giovani migranti, al rispetto per i lavoratori, alla revisione del prezioso strumento dell’accompagnamento spirituale.
Quest’ultimo, infatti, scrivono i Padri Sinodali, ha bisogno di agenti formati e umanamente preparati al servizio autorevole e non autoritario (in senso meramente dispositivo e opprimente). Auctoritas, ricordano, deriva dal latino e reca nel suo etimo la potenzialità al far germinare. Ha autorità autorevole chi fa crescere e coltiva, dando gli strumenti per la continua maturazione della vita.
Tanti gli spunti da questo florido e giovanile documento. Se vi ho destato curiosità, vi informo che è già possibile scaricarlo dal sito Vatican.va.
Buona lettura, cari amici.
Luca Sc.