Di Luca Sc.
Vicenza, 26 maggio 2018
La Solennità della Santissima Trinità ci insegna la relazione: mi spiego meglio di seguito.
Nessuno sa Chi sia, in sé, il Dio Trinità, se non ‘per Chi’ È, attraverso quel che opera… Continuo a non spiegarmi forse…
Dio si è rivelato come amore, nel suo essere creatore, nel suo donarsi all’uomo, nel Figlio Gesù: qui sta la cifra del nostro poter dire la Trinità.
L’Amore, come anche il senso del ‘nostro’ amore, riceve significato e spessore da tutto ciò prima e sinteticamente espresso.
Il donarsi reciproco tra Padre e Figlio, nello Spirito Santo, è il paradigma, il modello, dell’amore che dovrebbe, ahinoi dovrebbe!, ‘circolare’ nelle nostre relazioni.
Il Figlio ama immensamente il Padre e, per fare il Suo volere lascia da parte paure e sofferenza dovuta alla conseguente solitudine. Lo Spirito non smette di far circolare amore, aiuta questo donarsi, ripeto: reciproco, tra Padre e Figlio.
Avete presente un pranzo della Domenica in famiglia, al sud, tra tante pietanze e sorrisi? Io sì.
Il paragone suonerebbe più o meno così: il servo che imbandisce la tavola è il Figlio; il Padre invita i commensali; lo Spirito dona gusto alle pietanze.
Chi manca? Mancano gli ospiti. Manchiamo noi, per i quali tutto è imbandito.
Entriamo nella logica trinitaria: entriamo nella logica dell’amore che si dona e che non può essere se non nel dono.
Andiamo e facciamo conoscere quest’amore, dentro il quale noi cristiani siamo entrati per mezzo del Battesimo!
Oggi è la festa dell’amore!
Buona Domenica, cari lettori.
Luca Sc.