La tenda del tuo corpo
è issata sull’albero della croce
e la nave del mondo
ora naviga verso un oceano nuovo:
cavalchi la rotta dell’arcobaleno,
ponte tra la terra e il cielo,
e riannodi un abbraccio reciso
quando il tempo nasceva
tra la rugiada piovuta sui petali
del primo fiore.
O Cristo,
Parola che abbracci il cosmo,
punteggi con la breve virgola
della tua esistenza
un istante della storia
e spalanchi all’universo
l’energia della primavera
eterna della Risurrezione.
Non so come tu faccia a stravolgere
il senso del male
e a sedere Re
sul trono dell’amore,
così simile ai tradimenti
con cui ogni uomo
rinnega la vita, illudendosi
che l’odore di tomba
sia incenso di reggia.
Tu sei la Via che capovolge,
peso di compassione
sulla bilancia dei miei no,
carezza protesa alla violenza
delle ferite,
abbraccio spalancato
che non conosce chiusura.
Hai preso i miei occhi tristi,
perché io li guardassi in te
e scoprissi la maledizione
di ogni notte di egoismo.
Hai preso la mia bocca,
perché dicessi in te
la mia fame disperata d’amore
ed imparassi a mangiare
quel pane di comunione
che placa le solitudini
dei deserti.
Hai preso il mio cuore,
perché in te fosse trafitto
dalla presenza dell’altro
e facesse entrare la luce di Vita
che il Padre creò
quando creò il mondo.
Attirami nel tuo mistero
e fammi riposare lì con te:
trascinami nella tua Verità
che è silenzio
e cambia la mia piccola mente
in onda di battesimo
che asseconda il moto
della tua Risurrezione.
Stefano