Roma, 6 marzo 2018
Maratone, programmi interminabili su tornate elettorali e non, interviste infinite, opinionisti dalle lame affilate.
Tutto questo a noi piace tantissimo: amiamo quella suspence dell’ultima proiezione, come anche il pathos di un Mentana maratoneta super stacanovista.
Le percentuali ci appassionano…magari chi eleggiamo meno! L’importante è che ci siano dei numeri da commentare.
Quanti seggi? Quanti punti percentuali per l’ultimo partito di turno? Chi fa cappotto nella mia regione? Tutte domande legittime e creatici di share.
Porta a porta, con un Vespa evidentemente stanco e intervistatore, “ogni due per tre”, del malcapitato La Russa, tiene una puntata interminabile tra lunedì sera e martedì mattina: più unico che raro!
E vai col “lissio” delle proiezioni, delle amatissime infografiche: tutti politologi e pronti a tenere qualche ovazione e, nello stesso tempo, qualche corteo funebre.
Per non parlare delle interviste a bruciapelo…
Sgarbi, sull’ammiraglia delle reti Mediaset, ha dato il meglio di sé, epitetando coloritamente molti politici in un linguaggio molto poco politichese. Ma insomma: a noi piacciono le statistiche e le loro co-implicazioni mediatiche… infografiche a parte.
Lo zapping, in queste occasioni così catalizzatrici per il Bel Paese, serve a ben poco: ogni rete ha qualche statistica da offrirci.
I poveri cronisti sono, secondo il misero mio parere, le uniche vittime: cavie di uno 0,5% randomico dell’unico non eletto che, ahi lui, decide di farsi intervistare.
La domanda di fondo è una sola: perché amiamo così tanto le statistiche?
Forse perché sanno di campionato di calcio… e ho detto tutto!
Sarà tutto ciò spia di una canalizzazione delle nostre aggressività? Tramite i vincitori e i vinti si simulerebbe una battaglia… a suon di statiche, per l’appunto.
Come cristiani siamo chiamati ad andare oltre: uomini e donne che non guardano solo alla soglia del 3%, ma al bene di una società.
Vi voglio bene.
A presto.
Luca Sc.