Roma, 26 ottobre 2016.
Avvenimenti di Goro e Gorino a parte, un pensiero sovviene: cosa crea la solidarietà di cui il Pontefice parlava all’Udienza Generale di questo mercoledì? Nasce dalla gente e, per chi accetta questo genere di sfera linguistica, dal cuore. La solidarietà richiama il sostantivo “solidum”, il quale, in latino non significa soltanto “solido”, ma anche “intero”; ci si aiuta l’uno con l’altro, si diviene, per l’appunto, solidali, ci si rende conto di essere parte di “una sola” umanità. Come l’amore, che crea unità, anche la solidarietà, che si nutre della stessa forza comunionale della carità, deve nascere da un anelito, da un desiderio del cuore. Nessuna decisione dall’alto, seppur giusta come quella di uno Stato che cerca alloggio per poche migranti, può sostituire questa volontà che passa da ciascuna persona. A Calais, a Goro, come anche a Lampedusa, non si parla di migranti “in genere”, ma di persone che hanno bisogno di aiuto; a Calais, a Goro, a Lampedusa non si parla di volontari “in genere”, bensì di persone che vedono ogni giorno, sulla loro pelle, il dolore e la povertà.
Si può, in seguito, disquisire sulle situazioni e i desideri di tali uomini e donne, che hanno lasciato la loro terra, ma, in fin dei conti, non si può non aiutare questi volti, queste speranze: l’umanità tutta, di cui noi siamo parte, ce ne chiederà conto.
Con questo piccolo pensiero si chiude la giornata de labrezzaleggera.wordpress.com
A presto.
Luca Sc.