Vangelo Domenica XXX del Tempo Ordinario
Luca 18,9-14
A cura di Antonio L.
Dopo l’invito a pregare sempre senza stancarsi mai, in questa domenica Gesù insegna ai suoi discepoli, attraverso la parabola del fariseo e del pubblicano, come si prega nell’intimo del proprio cuore. Gesù con questo insegnamento corregge la tendenza di alcuni uomini che, ritendendosi giusti, disprezzavano gli altri fratelli. Due sono i personaggi della parabola e due sono i modi di cui l’essere umano si serve per pregare: uno è l’autocompiacimento, di fronte a Dio la mia preghiera non è rivolta al Signore, ma al mio “io” che mi gonfia sempre di più, l’altro modo è la preghiera che si rivolge a Dio affinchè mi accolga nel suo amore dal quale mi sono allontanato e che mi fa provare tanta vergogna da non poter più alzare lo sguardo per parlare con Dio, mi umilio e abbasso i miei occhi. Il messaggio che Gesù intende lanciare a tutti gli uomini è sulla “giustificazione” cioè il dono gratuito dell’essere giusti elargito direttamente da Dio agli uomini. La giustificazione si riceve non in relazione alle nostre opere (fariseo) che tendono a farci gonfiare di orgoglio, ma al contrario nell’umiltà di sentirsi incapaci di corrispondere al grande amore di Dio perché siamo peccatori ed attendiamo da Lui la misericordia.